Cenni storici

La Fratellanza della Costa, era una confraternita ben definita di bucanieri e filibustieri che vivacizzarono le acque dei Caraibi con le loro scorrerie per buona parte del ‘600 e l’inizio del ‘700. Il loro Covo principale fu sull’isola di Tortuga al largo delle coste d’Hispaniola (Haiti).

Le loro gesta sono entrate nella leggenda della pirateria, abilissimi nelle arti marinare avevano raggiunto una tale reputazione che, francesi ed inglesi, li assoldarono per ostacolare, in quella parte di mondo, i commerci marittimi della Spagna, dopo il Trattato di Tordesillas che stabiliva una linea territoriale (la Raya), ben rappresentata nella Carta del Cantino, con la quale, spagnoli e portoghesi si erano divisi le nuove terre scoperte. Alcuni di loro vennero insigniti di riconoscimenti ufficiali, come il terribile Henry Morgan, il saccheggiatore di Panama, nominato Sir da Carlo II d’Inghilterra. Tra i più famosi si ricordano, anche, lo spietato “l’Olonese” , Edward Teach il terribile Barbanera, Bartolomeu il portoghese e l’irlandese Philip Roch o donne come Mary Read.

Coraggiosi ed agguerriti negli arrembaggi, assuefatti alle privazioni, pronti al sacrificio estremo, esagerati nei vizi, questi rudi avventurieri avevano però regole “fraternamente” accettate e rispettate, intrise di valori di solidarietà, giustizia e libertà che vennero anche codificate in un vero e proprio “Codice Etico dei Pirati”, dividevano il bottino con regole stabilite di comune accordo, premiavano i più valorosi, assistevano e risarcivano i feriti ed i mutilati in combattimento, punivano in modo esemplare chi contravveniva alle regole della Fratellanza. In fondo erano animati, più o meno consapevolmente, da grandi aspirazioni di giustizia e libertà.

La moderna Fratellanza

Il credere in questi fondamentali valori, portarono il 4 aprile 1951, a Santiago del Cile, sette appassionati di mare, a fondare la moderna Fratellanza della Costa.

Come gli antichi pirati anche i sette Fratelli Cileni dettarono un codice di comportamento, l’Ottalogo, con otto regole ben precise da rispettare ed applicare con convinzione.

Dal Cile l’Associazione si è diffusa in tutto il mondo ed oggi il “Banderin Negro”, vessillo dei Fratelli della Costa, alzato “in crocetta”, sventola su numerose imbarcazioni battenti bandiera di molte nazioni nel mondo. Non hanno a bordo spingarde e falconetti, né sono inseguiti da navi spagnole, ne impegnati in arrembaggi predatori ma sono carichi delle regole e dei principi dell’Ottalogo.

Da sinistra a destra: Alfonso Leng, Anse lmo Hammer, Raul Maceratta, Miguel Romero, Raúl Molinare, Ruperto Vergara e Miguel de la Barra.

La Fratellanza Italiana

In Italia, i Fratelli della Costa, sono sbarcati nel 1953 quando, fu fondata la prima Tavola (sede territoriale) Italiana a Riccione ma la Fratellanza nel nostro Paese ebbe la sua consacrazione ufficiale durante il primo Zafarrancho (Raduno) Nazionale che si tenne il 10 marzo del 1957, a bordo del Transatlantico “Cristoforo Colombo”.

La Fratellanza italiana fa parte dell’Associazione mondiale formata dalle varie Fratellanze nazionali coordinate dalla “Secreteria coordinadora internacional” SECOIN, con sede nella residenza del suo responsabile, eletto ogni 4 anni, in occasione dello Zafarrancho Mondiale. L’attuale responsabile è il Fratello cileno Mario Cerpa “TBC”.

L’Associazione italiana, ha un proprio Statuto* ed è retta da un Consiglio Grande e Generale del quale fanno parte, come membri di diritto, tutti i Luogotenenti pro-tempore delle Tavole Italiane e, come membri eletti ogni, due anni, un Luogotenente Generale Gran Commodoro che, ‘primus inter pares’ lo presiede e uno Scrivano Maggiore che ne cura il funzionamento. Importanti e particolari funzioni sono attribuite ad altre cariche elettive:

– dai Saggi, in numero di 6, presieduti da un Gran Maestro, ai quali spetta l’alta vigilanza a che siano garantite il rispetto delle regole e dei principi, – da una Commissione degli Esperti, composta da due membri effettivi e due supplenti, che presieduta dal Capitano di Armamento, ha l’incarico di tenere aggiornato il “Libro delle Imprese Nautiche” ed esprimere il parere su questione di carattere tecnico in genere e di navigazione marittima in particolare, – da due Consulenti nazionali coordinati dall’Armero Major con il compito di vigilare sulla idoneità di accettazione e sull’investitura dei nuovi Fratelli, – da un Ufficiale di Casermetta con la funzione di gestire la buffetteria costituita da oggetti riproducenti i segni, simboli e distintivi in uso nella Fratellanza italiana secondo le indicazioni del C.G. e G.

Membri di diritto sono anche i Maggiorenti: Commodori, Connestabili,

Il Gran Commodoro, inoltre, si avvale di un organo consultivo (Governo), denominato Consiglio di Quadrato, costituito da Maggiorenti e Fratelli che sono chiamati a farne parte. E’ prassi che sia convocato prima del CGeG.

La Fratellanza della Costa, oltre ai raduni di barche e l’organizzazione di veleggiate, svolge la sua multiforme attività promuovendo e affiancando diverse iniziative rivolte a mantenere vive le tradizioni dell’antica marineria, alla diffusione della passione per il mare, del suo rispetto ed della sua tutela.

Attualmente la Fratellanza italiana è la più numerosa al mondo.

A settembre 2019, Le Tavole, che sono autonome nel loro approdo e con un proprio statuto, sono 50, posizionate su quasi tutto il territorio nazionale, i Fratelli sono 656 e gli Aspiranti 78.

Come si diventa Fratelli

Per diventare Fratello, non è possibile iscriversi, ma soltanto dopo qualche anno di frequentazione come simpatizzante, presentazione da parte di un Padrino e l’avvallo della Tavola frequentata si viene chiamati ad essere Aspiranti, trascorsi un minimo di altri due anni, dopo nuova attenta valutazione sul rispetto dei valori e dei principi dell’Ottalogo, l’Aspirante, viene chiamato ed “investito” a Fratello.

Essere un Fratello della Costa

Essere un Fratello della Costa per prima cosa vuol dire essere un vero marinaio, sia come protagonista di traversate e imprese che hanno avuto l’onore della cronaca, sia come tranquillo crocerista.Tutti devono possedere grandi qualità umane, forte altruismo e generosità, devono essere sempre pronti ad accogliere ed assistere, il navigante che arriva nel loro approdo, in particolare se sul suo legno sventola il banderin negro. Sul Fratello si può fare affidamento sia a terra sia in mare, perché si è certi della sua parola. Può anche sbagliare,come tutti gli umani, ma per tutti resta sempre un esempio da seguire. Un Fratello della Costa deve possedere queste qualità, ma anche avere una incommensurabile sentimento passionale: amare il mare, le barche, l’avventura, il rischio, la sicurezza, la lotta leale, desiderare il grande, il bello, essere Fratelli è vivere l’immensa poesia che si sprigiona da una bella notte in mare e dall’alba su di una costa avvolta nella nebbia che lentamente si dissolve. E’ trarre godimento dal meraviglioso spettacolo delle grandi muraglie di smeraldo, coronate di schiuma. E’ ritrovare la vera dimensione dell’uomo, un piccolo punto vivente tra due infiniti di mare e di cielo.

E’ cercare e comprendere “l’amicizia” che si sprigiona dal chiarore di un faro, che con il suo apparire porta testimonianza che nella Fratellanza, con i principi dell’Ottalogo, gli uomini si sentino “Fratelli”.

In via del tutto eccezionale, possono entrare nella Fratellanza anche persone che non navigano, come poeti, pittori, scrittori che hanno dedicato la loro arte al mare e che abbiano notoriamente acquisto i richiesti meriti.

La Fratellanza, è un’organizzazione “sui generis”, non è classificabile secondo gli attuali concetti sociali. I suoi principi, le norme di condotta dei suoi membri e le attività che li coinvolgono vanno ben oltre un semplice appartenere ad un Club nautico o Club sociale.

Il credere nell’Ottalogo ci rende unici fra quelli che amano il mare e dobbiamo essere fieri di questa nostra unicità.